Lo rivela Quartz: gli smartphone con il sistema operativo di proprietà di Mountain View registrano i dati su dove si trova il dispositivo anche se la funzione non è attiva, non si utilizzano app e non è stata inserita neanche la Sim. Google ha confermato

di Michela Rovelli

Per chi ama la privacy, la prima cosa da fare è spegnere la geolocalizzazione. Disattivare la funzionalità è sinonimo di sicurezza. Oppure no: per chi ha uno smartphone Android pare essere impossibile uscire dai radar. La sua posizione è tracciabile sia che il servizio è spento, sia quando non sta usando nessuna app. Persino se non è ancora stata inserita la Sim sul telefono. Lo rivela il sito Quartz: non appena si è connessi a internet, il dispositivo invia i dati direttamente a Google. Che ha sviluppato il sistema operativo.

La conferma di Google

Dall’inizio del 2017, i dispositivi Android (di qualunque tipo, smartphone e tablet, non sono specificati modelli) raccolgono gli indirizzi dei ripetitori vicini a loro (anche se la geolocalizzazione è spenta) e invia i dati a Google. Il risultato è che la società è in grado di ripercorrere ogni nostro movimento. A scapito della privacy. La pratica è stata confermata dalla stessa Google che, contattata via mail da Quartz, ha spiegato come le informazioni siano state utilizzate negli ultimi 11 mesi per gestire le notifiche e i messaggi. Anche se non è chiaro come questi indirizzi possano essere utili a migliorare il servizio. Il portavoce ha anche aggiunto che i dati non sono mai stati registrati. E che Big G si impegnerà ad assicurare la privacy dei suoi utenti entro la fine di novembre, disabilitando la memorizzazione delle celle.

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E in effetti Google non ha mai detto di rispettare il volere degli utenti quando spengono il servizio di localizzazione. Nella policy della privacy, la società scrive: «Quando usi i servizi di Google, noi potremmo raccogliere e processare informazioni riguardo la tua localizzazione. Usiamo diverse tecnologie per determinarla, incluso l’indirizzo IP, il Gps e altri sensori che potrebbero, ad esempio, fornire a Google dati sui dispositivi vicini a te, wifi e ripetitori». Nonostante Big G assicuri che i dati non vengano utilizzati se non per migliorare le prestazioni del dispositivo, Quartz fa notare come essi possano essere sfruttati dai pubblicitari per targhettizzare gli utenti. E quindi ricavarne un valore commerciale.


La bufala della sicurezza serve a questa gente per controllare i tuoi spostamenti e monitorare  la tua vita

Gmail è diventrata una porcheria industriale con le sue paranoie sulla sicurezza ha davvero stufato, se gli arriva solo una delle maledizioni che gli mando ogni giorno, deve sprofondare!!  E’ un attaco alla libertà continuo!! La violazione della privacy la fanno loro costantemente!!